L’entroterra sardo è al di fuori delle rotte frequentate dal turismo di massa che predilige invece le coste dell’isola: si tratta tuttavia del cuore della Sardegna, un luogo dove si trovano ancora molte delle tradizioni locali.
Si caratterizza per la grande pianura del Campidano e per i massicci montuosi interni: la prima si estende per oltre 3000 chilometri quadrati nella parte meridionale dell’isola ed è stata la ragione per cui la Sardegna fu considerata fino al Settecento uno dei granai d’Europa.
A differenza della pianura sarda, aperta agli influssi stranieri, le montagne dell’entroterra hanno conservato ancora oggi molti tratti della cultura tradizionale e sono il mondo della pastorizia e della transumanza.
In particolare la Barbagia, il compatto massiccio del Gennargentu, appare come un mondo arcaico: la Sardegna centrale è sempre stata vista come un mondo a sé, slegata dalla dalle coste e dalla pianura.
Questo è vero solo in parte, ma non si può negare che le montagne presentino una difficoltà di accesso abbastanza marcata e una circolazione interna limitata.
Ciò ha portato alla costituzione di comunità molto isolate nelle vallate incassate nei massicci interni: queste poi hanno originato i piccoli paesini dell’entroterra dove ancora oggi si respira un’aria di passato e tradizioni.
In particolare la Barbagia é caratterizzata dal fatto di essere divisa dal punto di vista geografico e culturale in quattro zone, ognuna con caratteri propri e con un capoluogo storico-tradizionale.
Oggi questi centri hanno perso importanza a favore di Nuoro, ma mantengono le loro tradizionali feste e costumi locali.
Ad esempio Atzara è uno dei centri della regione del Mandrolisai (la parte nord-occidentale della Barbagia) in cui sono maggiormente sentiti gli usi e costumi della tradizione sarda popolare: qui si producono artigianalmente i tappeti più belli dell’isola, decorati con figure geometriche o con scene di vita quotidiana molto colorate.
Fuori dal centro di Austis si trova il villaggio nuragico S’Urbale, una testimonianza fondamentale sulla vita in Sardegna durante l’età del bronzo: è formato da una cinquantina di capanne con i muri a secco e di forma circolare e vi sono state rinvenute molte ceramiche decorate.
A poca distanza sorgono altri due villaggi nuragici, quello di Abini e quello di Oseli.
Mamoiada è invece famosa per le sue maschere degli Issohadores e dei Mamuthones, che sfilano durante il carnevale tradizionale: l’evento ha inizio il 17 gennaio, giorno dedicato a Sant’Antonio Abate e vede la preparazione della su papassinu nieddu, focaccia con uva passa, mandorle, miele, e noci.
Martedì grasso poi si svolge la processione dei Mamuthones accompagnati dal suono di campanacci e dalle tradizionali danze a cerchio che continuano fino a sera.
Un altro tradizionale carnevale degno di nota è quello di Orodda: termina il Mercoledì delle Ceneri e vede la processione di un pupazzo chiamato il Conte che è il responsabile di tutti i mali del paese. Alla fine viene sottoposto a un processo e impiccato o bruciato.
Infine Tonara, composta da quattro frazioni, è il luogo di produzione più noto dell’eccellente torrone sardo, un dolce arrivato fino a noi seguendo le stesse tecniche di lavorazione di due secoli fa.
Per spostarsi da un luogo all’altro dell’entroterra si consiglia di prendere il Trenino Verde: si tratta di uno dei modi più attraenti, caratteristici e inusuali di scoprire la Sardegna.
Le linee sono quattro, ognuna con proprie caratteristiche specifiche: si consiglia di prenotare per essere sicuri di avere un posto sulle splendide carrozze d’epoca del treno.
È un servizio turistico a velocità moderata che si muove all’interno di un territorio fantastico e da cui si può godere una vista splendida.
Infatti l’entroterra della Sardegna si caratterizza per essere ricchissimo di bellezze naturali straordinarie e perché vi vivono specie vegetali e animali autoctone che non si trovano da nessun’altra parte.
Ad esempio sono specie uniche il muflone, l’avvoltoio nero, il grifone, la testuggine terrestre, la pernice rossa e l’asinello sardo.
Per proteggere questo straordinario patrimonio naturale sono state create numerose aree protette: la più importante è il Parco Nazionale del Gennargentu e Golfo di Orosei, che ospita alcuni dei luoghi più selvaggi d’Italia e in cui vivono anche il falco pellegrino, l’aquila reale e il falco della regina.